Santuario Madonna del Furi – Cinisi

Il Santuario Madonna del Furi di Cinisi sorge immerso nel verde e nel silenzio dell’omonima contrada, nei pressi dei resti di un antico casale. Il suo toponimo secondo alcuni deriverebbe dal latino “fures” e sta ad indicare un luogo poco sicuro. Potrebbe tuttavia fare riferimento alle Furie o Erinne, le divinità infernali della mitologia. Il monte Palmita che sovrasta il Santuario, su cui nel III secolo a. C. si stanziarono i Cartaginesi, è stato infatti identificato come l’Eirkte della tradizione storica, che fu teatro della prima guerra punica.

Il Santuario della Madonna del Furi di Cinisi

La costruzione del santuario risale al Settecento ed è legata ad un’apparizione avvenuta nel 1718. Si racconta che in quell’anno, sul sentiero che costeggiava il torrente Furi, la Madonna apparve ad un tale Antonio Briguglio e gli parlò manifestandogli tutto il suo rammarico, dal momento che da qualche tempo la devozione dei suoi figli era venuta meno. Al cinisense svelò anche che la sua “immagine pittata si trova da più anni in un cantone di campestre casamento”. Il culto della Madonna in quel luogo difatti è testimoniato da tempo. In un antico manoscritto si trova scritto che già nel 1616 i pastori della contrada si riunivano in preghiera nei pressi di una costruzione, sul muro del quale si trovava dipinta un’immagine della Madonna del Rosario, realizzata da un anonimo monaco benedettino. Invero il borgo di Cinisi fu fondato dai padri benedettini che hanno retto la Chiesa Madre fino alla fine dell’Ottocento. L’uomo spiegò quanto accadutogli al parroco del paese, don Cesareo da Palermo che, chiamato a raccolta gli abitanti di Cinisi, fece effettuare le ricerche dell’immagine sacra, che fu rinvenuta sulla parete di un casale e in quel luogo fece erigere una chiesetta. Correva l’anno 1758. Il santuario della Madonna del Furi diventò ben presto meta di ripetuti pellegrinaggi. Al suo interno ancora oggi si venera l’immagine su lastra di ardesia della Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa Rosa alla quale i cinisensi sono particolarmente devoti, tant’è che per due volte l’anno dal santuario veniva trasportata in processione in Chiesa Madre, con grande partecipazione di popolo. Il santuario di Cinisi comprendeva un piccolo romitorio dove risiedevano i monaci che si prendevano cura del luogo. Tra gli eremiti che vi soggiornarono viene ricordato un certo Vincenzo Biundo di Carini. L’uomo, chiamato dal Sac. Vincenzo Cucinella, indossò il saio nel 1778 e per molti anni fu il custode del santuario.
La devozione alla Madonna del Furi si è manifestata anche con il voto, a seguito di grazia ricevuta, di preparare una notevole quantità di tagliatelle caserecce e di condirle con le fave. La tipica pietanza prende il nome di “virgineddi”, ossia piccole vergini, ed ancora oggi viene preparata in occasione della festa solenne per offrirle ai presenti. Nel santuario, alla fine di maggio, si celebra infatti la Madonna del Furi di Cinisi ed una suggestiva fiaccolata si snoda per le vie del paese e dalla chiesa Madre raggiunge la contrada dove a tarda sera viene celebrata la Santa Messa.

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