Abbazia di Santa Maria – Novara di Sicilia

L’Abbazia di Santa Maria di Novara si trova a Badiavecchia, piccolo borgo del messinese appena fuori dal centro abitato di Novara di Sicilia. L’edificio di culto è pure denominato Santa Maria di Nucaria, Santa Maria di Nuaria e Santa Maria di Villabona e secondo gli studiosi si tratta del primo monastero cistercense della Sicilia. Le sue origini risalgono al XII secolo, epoca in cui venne edificato nel feudo di San Basilio che in tempi più antichi fu abitato dai monaci basiliani. Il territorio subì però una grande trasformazione con la venuta di Ugo e dei cistercensi che ebbero il loro punto di riferimento proprio in questo monastero, oggi conosciuto come Badia di Sant’Ugo. La sua storia è legata ad altre abbazie cistercensi dell’isola, tra le quali l‘abbazia di S. Maria d’Altofonte e di Roccamadore di Tremestieri.

Abbazia di Santa Maria la Nohara di Badiavecchia

Dell’antico monastero cistercense di Badiavecchia, sotto il titolo di Maria SS. Annunziata, rimangono pochi ruderi, essendo andato distrutto in seguito all’alluvione che nel 1626 colpì tutta la valle. Fu costruito nella metà del XII secolo per volere di Ruggero il normanno, che ne affidò la guida a San Bernardo di Chiaravalle, il quale vi inviò il monaco Ugo di Citeaux accompagnato dai frati Paolo, Eligio e Marco.
Stando a quanto riporta lo storico locale Gaetano Borghese nel suo libro “Novara di Sicilia” del 1875, si trattava di un edificio piuttosto grande e cinto da mura, alla cui realizzazione si lavorò per trent’anni: «Nel 1050 Ruggero fattosi signore della Sicilia fece fondare a proprie spese, il monastero di S. Maria di Novara Vallebona, oggi detto Badiavecchia, assegnandogli la cospicua somma di onze 15,000 ed invitando S. Bernardo onde occupare il posto di abate. Venne invece Ugo ed altri due frati dell’ordine Cistercense. Il monastero fu compito nel lasso di trent’anni, aveva molta estensione ed era cinto da mura che ne formavano la clausura. Dalla città e di vicini paesi correvano a gara onde vedere il superbo monastero e visitare l’Abate Ugo, già salito in fama di santo. Ma morto costui nel 17 novembre 1130, il monastero cominciò a decadere e i monaci non più contenti di vivere in campagna, fondarono un altro monastero in Novara e vi si stabilirono nel 1659».
A Badiavecchia, il monastero di Santa Maria La Noara, è legato quindi alla figura dell’abate Ugo, che secondo lo storico novarese qui visse fino al giorno della sua morte, avvenuta il 17 novembre del 1130. Lo stesso ne attribuisce la fondazione a Ruggero I di Sicilia nel 1050.

Una prima descrizione del monastero di Badiavechia la si apprende dal libro “Lexicon topographicum Siculum” dello storico Vito Maria Amico che tuttavia colloca la costruzione sopra la “rupe Salvatesti”, ovvero la rocca Salvatesta, una delle montagne più alte dei monti Peloritani di forma piramidale e alta circa 1340 metri, conosciuta come il Cervino di Sicilia: «Poggia su di un’altura una rupe ingente, altissima, inaccessibile, da per se sola, denominata volgarmente Salvatesti, il di cui vertice è da ogni parte cospicuo; sotto di essa a 2 miglia circa, siede l’aulico cenobio cisterciense di s. Maria, che si ha nome da s. Ugone primo suo fondatore ed abate, ed a piccolo intervallo si giace Malarussa antica contrada del paese, i di cui abitatori usano ancora corrotto l’idioma lombardo […] Il monastero di Novara sotto il titolo di s. Maria. Annunziata e comunemente sotto il nome di s. Ugone, abazia dell’ordine cisterciense, ascrivesi a s. Bernardo, che a preghiere del re Ruggero diresse più volte i monaci in Sicilia, siccome costa dalle Epist. 108 e 209 del medesimo santo. Destinò egli a duce della prima colonia Ugone precipuo dei suoi discepoli per santità e prudenza, e Brunone della seconda. Ugone poi costituito in Novara consacrò gli inizii del monastero ed è ascritto nel numero dei santi dai siciliani agiografi e da altri scrittori sulla famiglia cisterciense; ebbesi Ugone a discepoli Paolo ed Eligio da Cistercio seco trasferiti in Sicilia, e che ordinò poscia a suoi successori. Il sito antico del monastero era sotto la rupe Salvatesti sopra il paese, ed ancora ivi ne perdurano i ruderi; ma sorge recentemente in luogo più ameno, non ignobile negli edifizi, con atrio sostenuto da colonne ed una decentissima chiesa. Ma ella è ancora in somma venerazione per la memoria del s. abate quell’antica abitazione, e da lungi anche riguardata salutasi devotamente dai viandanti. Invocasi spesso Ugone qual santo tutelare dai paesani, ed istituita supplicazione al suo sepolcro, e trasferitone dal monastero alla chiesa maggiore il sacro capo, corrisponde mirabilmente ai desiderii. In una cappella del cenobio se ne conserva quasi l’intero corpo, di cui parlai nelle Monast. Not. Il medesimo Rugerio costituì una pinguissima dote al monastero; indi l’accrebbe Bartolomeo de Luce. Assunti dall’ ordine Paolo ed Eligio furono successori di Ugone sino al 1492, seguiti da altri, l’ultimo dei quali Pietro de Luna trasferito alla chiesa di Messina, cedette il luogo a Giovanni de Puiades da Randazzo, e questo perciò primo commendatario si nota nel 1506. Fu commessa l’abazia per circa tre secoli a varii cardinali, soggetta nel 1760 all’ispezione di Girolamo Colonna decorato di sacra porpora; vi sono ancora addetti al servizio divino 8 monaci cisterciensi. È unito altresì al monastero quel di s. Maria della Stella o Spanò; rendono all’abate le rendite di entrambi più che 2000 scudi , e gli si deve il XIX posto nel parlamento del regno».
Il primo abate di Santa Maria di Nuara fu dunque Padre Ugo, francese di nascita e discepolo di San Bernardo di Chiaravalle, che nel 1664 venne eletto Patrono di Novara di Sicilia assieme alla Madonna Assunta.

Monastero di Vallebona di Novara di Sicilia

La storia dell’antica Abbazia di Novara di Sicilia si interruppe già nel XVIII secolo. Nel 1626 la costruzione fu difatti distrutta da un’alluvione che costrinse i monaci a trasferirsi in un nuovo cenobio fuori le mura di Novara di Sicilia. Lo stesso G. Borgese a tal proposito scrive: «Quello di Badiavecchia abbandonato fu poi distrutto da un’alluvione, indi restaurato ed abitato da pochi frati fino al 1731, nel qual tempo ricadde e si ridusse in rovina. In quel luogo non resta che una modesta chiesa di campagna che serve ai bisogni spirituali del villaggio». Nel 1784 la comunità di monaci abbandonò del tutto Novara di Sicilia per trasferirsi nell’abbazia di Roccamadore di Tremestieri di Messina.

Dell’antico monastero di Santa Maria di Nuara o di Nucaria rimane testimonianza nella piccola chiesa che ancora oggi s’incontra appena si entra a Badiavecchia. L’edificio è stato sottoposto più volte a lavori di rifacimento che ne hanno modificato l’aspetto originario e pure l’orientamento. Uno di questi è datato nel 1878, come riporta una lapide all’interno della chiesa, e venne curato dal cappellano Rosario Di Natale.

Abbazia di Santa Maria di Nucaria: architettura

Allo stato attuale la piccola chiesa di Badiavecchia si sviluppa su un’unica navata con copertura a capriate lignee ed orientamento est-ovest. Sul prospetto laterale presenta aperture a tutto sesto e due piccoli ingressi. Quello che doveva essere l’antico portale di ingresso ogivale, sul prospetto occidentale, risulta murato, ma sulla sua sommità è ancora presente una piccola finestra circolare, dalla quale prende luce l’altare innalzato in corrispondenza di questa parete, sulla quale spicca un grande crocifisso ligneo. Sulla parete di fianco, nei pressi dell’altare, la presenza di una porta con la base a scivolo fa presupporre l’esistenza originaria di un antico torrione.
L’ingresso principale, sul prospetto opposto, è affiancato da un piccolo campanile di epoca più tarda, che si caratterizza per la presenza di una porta ad arco ogivale. Sul pavimento del sagrato della chiesa, in corrispondenza del portale d’accesso, si notano invece tracce di quella che un tempo doveva essere l’abside.
Gli interni della chiesa si presentano piuttosto sobri, con le pareti intonacate di bianco ed una nicchia sulla parete laterale con un altare in pietra e la statua di Sant’Ugo. Una nicchia più piccola accoglie le statuine delle anime del Purgatorio. Dall’Abbazia cistercense di Santa Maria La Noara proviene anche la pregevole cassetta eburnea in avorio decorata del XII secolo che oggi fa parte del Tesoro del Duomo e al cui interno si trovavano conservati sette vetri graffiti su fondo oro del XIII secolo con immagini di santi. Nel museo del Duomo di Santa Maria Assunta, si trova esposta anche la preziosa giara di terracotta, risalente al 1100, che Sant’Ugo Abate utilizzava per la benedizione e la guarigione degli ammalati.

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Informazioni aggiuntive

  • EpocaXII secolo
  • Ubicazione: Badiavecchia, fraz. di Novara di Sicilia
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