Santuario Eremo San Nicolo Politi – Alcara Li Fusi

Alle pendici del monte Calanna, a circa 2,5 km dal centro abitato di Alcara Li Fusi, sorge il Santuario dell’Eremo di San Nicolò Politi, uno dei luoghi più suggestivi e spiritualmente intensi dei Nebrodi. Oggi profondamente trasformato rispetto alle sue origini, il santuario affonda le sue radici nella tradizione agiografica che vuole che qui, nel cuore della montagna, visse per oltre trent’anni l’eremita basiliano Nicolò Politi, proclamato santo per la sua vita di preghiera e solitudine.

Storia del Santuario dell’Eremo di San Nicolò Politi

La prima attestazione ufficiale del sito risale al 1507, quando Papa Giulio II, con un Breve Pontificio, ne autorizzava la celebrazione annuale della festa del Santo il 17 e 18 agosto, sia in paese sia presso quella che allora era la Chiesa di San Nicolao de lo Cito, edificata proprio sul luogo in cui si ritiene che San Nicolò abbia trovato la morte in preghiera, genuflesso, con la croce sul petto e il libro delle preghiere tra le mani.

Santuario di Alcara Li Fusi: architettura

Il piccolo santuario custodisce elementi architettonici di grande fascino e valore storico. La chiesetta e il portico, risalenti al Cinquecento, rappresentano la parte più antica dell’edificio. All’interno del portico si conserva un pregevole affresco ottocentesco che raffigura l’anacoreta in preghiera nella grotta. L’interno della chiesa è semplice e raccolto, con pavimento in cotto esagonale e copertura lignea a capriata. Sull’altare, una tela seicentesca firmata da Giuseppe Tomasi da Tortorici (1649) rappresenta il momento in cui il popolo alcarese ritrovò il corpo del santo nella grotta.
Proprio sotto il livello della chiesa si apre la grotta originaria, raggiungibile tramite una raffinata cancellata in ferro battuto del Settecento. Qui si conserva un simulacro seicentesco in legno policromo, che ritrae San Nicolò nel momento della morte, genuflesso e assorto in preghiera. Sulla parete sinistra si trova una nicchia con un dipinto del 1776, commissionato da Don Pietro Artino, e una porta conduce alla sagrestia con volta a botte, che a sua volta dà accesso ai locali dove visse l’Ordine Terziario degli Eremiti di San Nicolò, monaci votati alla custodia del santuario e al servizio spirituale.
Il 18 agosto di ogni anno l’eremo si anima di una straordinaria devozione popolare: fedeli e pellegrini si mettono in cammino per accompagnare in processione il simulacro del santo nel luogo in cui visse e morì. Il paesaggio mozzafiato, la sacralità dei luoghi e la forza della tradizione rendono questa esperienza una delle più toccanti della Sicilia religiosa.
Oggi, il Santuario dell’Eremo di San Nicolò Politi è un luogo di culto ed anche di memoria, di pace e di silenzio, incastonato nel cuore dei Nebrodi, dove la spiritualità incontra la natura più selvaggia e autentica.

La Chiesetta dell’Acqua Santa: fede e miracolo nel cuore dei Nebrodi

La chiesetta dell’Acqua Santa rappresenta uno dei luoghi più significativi della devozione popolare legata a San Nicolò Politi. È qui, secondo la tradizione, che l’eremita basiliano trovò la prima conferma della sua vocazione divina in terra alcarese. Sfinito dal lungo cammino intrapreso per abbandonare il mondo e cercare Dio nel silenzio della solitudine, fu colto da una sete insopportabile. In quel momento estremo, toccò con il bastone una nuda roccia… e miracolosamente ne sgorgò una sorgente di acqua limpida e fresca. Questo gesto prodigioso è considerato il primo segno tangibile della presenza di San Nicolò ad Alcara Li Fusi. Rinvigorito da quell’acqua miracolosa, egli proseguì il suo cammino fino a trovare rifugio in una grotta incastonata sotto uno sperone di roccia – oggi identificata come l’Eremo del Calanna – dove visse in preghiera per circa trent’anni. Proprio da quel punto, l’eremita poteva scorgere sull’altro versante della valle del fiume Ghida il monastero di Santa Maria del Rogato, che scelse come cenobio di riferimento per ricevere i sacramenti ogni sabato.
Attorno alla fonte miracolosa, tra il 1652 e il 1725, gli alcaresi devoti costruirono un piccolo santuario rurale, per custodire la memoria del miracolo e rendere grazie a Dio. Oggi, l’antro dell’Acqua Santa è protetto da una semplice cupoletta sorretta dalla pietra e all’interno si trovano un altare, una statuetta votiva del Santo e un dipinto su pietra lavica che raffigura l’episodio dell’apparizione dell’acqua. L’ambiente è raccolto, austero, intriso di silenzio e spiritualità: un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, e in cui si respira il senso profondo del sacro.
Ogni anno, il 1° maggio, il sito diventa meta di pellegrinaggio per la comunità alcarese e per i fedeli provenienti da altri comuni, che qui si riuniscono per partecipare alla messa di apertura dei festeggiamenti primaverili in onore di San Nicolò Politi. In questo rito semplice ma carico di significato, la fede si intreccia alla leggenda, la preghiera alla natura, in uno dei luoghi più autentici e toccanti della spiritualità siciliana.

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