Abbazia Santa Maria di Mili – Messina

L’Abbazia Santa Maria di Mili San Pietro è molto antica e fu riedificata dal Conte Ruggero I di Sicilia su una preesistente costruzione bizantina. Mili San Pietro si trova a sud di Messina ed è una piccola frazione collinare le cui origini risalgono all’epoca bizantina, quando appunto cominciarono a sorgere le prime abitazioni attorno a quella che era l’abbazia di Santa Maria per accogliere i contadini che accudivano le terre di proprietà della chiesa. I primi ad abitare il monastero furono i basiliani, religiosi di rito greco che vengono ricordati anche per la loro dedizione alla copiatura di testi antichi.

Abbazia di Santa Maria di Mili

L’abbazia di San Pietro Mili è una delle più importanti della Sicilia medievale e di tutta la prvovincia di Messina e fu una delle prime ad essere edificate sotto i Normanni.
L’Abbazia Santa Maria è conosciuta sotto il nome di chiesa normanna di santa Maria di Mili e si fa risalire la sua fondazione all’XI secolo. Il primo documento storico che la riguarda risale 1091 ed è un diploma di dotazione del monastero del conte Ruggero I di Sicilia. L’anno di fondazione si deduce dalla traduzione latina di Costantino Lascaris del 1499 riportata dal Pirri in Sicilia Sacra.
Nel 1092 per volontà di Ruggero I vi fu sepolto il figlio Giordano d’Altavilla, la cui lapide sepolcrale si trova conservata presso il Museo Regionale di Messina.
Dell’Abbazia di Santa Maria di Mili parla anche lo storico Vito Maria Amico, nell’epoca in cui di Mili ne esistevano due, ovvero Mili supranu e suttanu, che ne cita il primo abate e la descrive così: «Sorge presso la Fiumara il celebre monastero basiliano di S. Maria di Mili fondato dal conte Ruggiero nell’anno 1092, e ne va soggetto all’abate il paese Michele costituito primo abate. Ebbesi altri successori del medesimo ordine sino al 1490, in cui Pietro di Cardona vescovo Vigellense ebbesi commendato il cenobio per munificenza del Re Ferdinando. L’Imperator Carlo V però ne assegnò le pingui rendite nel 1542 allo spedale grande di Messina, consentendo il Pontefice; se ne tengono perciò i rettori temporali signori della terra di Mili, ed occupano il XXVIII posto nel Parlamento. Giace nell’antico tempio, composto in marmoreo sepolcro con apposita epigrafe, Giordano figliuolo del sovraccennato conte, morto in Siracusa nell’anno 1092».

All’abate Michele si fa cenno anche nella donazione a firma del conte Ruggero, di cui precedentemente detto, dove si trova scritto «Igitur cum hoc in animo proposuissem et rem ad perfectioncm, inducerem in territorio civitatis Messanæ templum sanctæ M. Virginis ædificavi in fluvio nominato Mili, et prænominato Abati Micæli conventum ordinavi ut duceret alios monacos […]».
Nel 1542 l’abbazia ele sue rendite furono cedute da Carlo V al Grande Ospedale di Messina.

Abbazia di Mili San Pietro: architettura

Dell’antica costruzione risaltano le tre cupole di diverse dimensioni visibili già dalla strada provinciale che le passa accanto. L’edificio versa in uno stato di abbandono e del complesso architetonico originario resta ben poco ma conserva ancora i tipici tratti dello stile arabo-normanno principalmente riscontrabili nelle cupole e nei motivi ad archi intrecciati.
La chiesa si sviluppa su pianta ad unica navata con copertura a capanna e tetto ligneo che culmina nell’abside maggiore con cupola poggiante su tamburo ottagonale, affiancata da altre due di dimensioni più piccole. L’abside più grande è la sola che si sviluppa fuori dal prospetto e presenta motivi decorativi tra cui archetti pensili e lesene.
Il presbiterio è tripartito con archi a sesto acuto, prende luce dalle piccole aperture delle cupole ed un’arcata trionfale composta da pilastri e archetti, la separa dal resto della navata. Sul pavimento della navata, al centro, si trova un botola con una scala che conduce ad una cripta sotterranea, dove nelle pareti delle sue due piccole stanze un tempo vi sono furono ricavate le nicchie dotate di gocciolatoi e catino sommitale per accogliere le spoglie mummificate dei monaci.
Dal transetto era possibile accedere a quella che era la sacrestia della chiesa sulle cui pareti sono ancora visibili degli archi intrecciati. Al suo interno conserva un lavamani in pietra incassato nel muro.
Archi ciechi e intrecciati e monofore sono posti a decoro anche dei prospetti laterali lavorati con laterizi e pietra calcarea che creano il gioco dell’alternanza dei colori dei materiali utilizzati, come nell’abbazia di Casalvecchio Siculo dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò di qualche anno dopo.
Il prospetto principale della chiesa, di epoca più tarda, è coronato nella parte sommitale da due pinnacoli ed è abbellito da un elegante portale marmoreo, sul cui architrave è raffigurata la Madonna col Bambino tra due blasoni, e con le sue lesene e capitelli incornicia un cinquecentesco portone d’ingresso in legno che a sua volta è preceduto da una scalinata di dieci gradini. Questa facciata di fattura barocca risale al XVI secolo. Una scritta leggibile sul soffitto della chiesa riporta la data MCCCCCXI ed indica che nel 1511 la navata è stata prolungata abbattendo quindi il prospetto principale. Allo stesso periodo è databile il rifacimento del tetto a capriate lignee nella conformazione attuale.
Tra le opere d’arte che conservava vi era il dipinto della Madonna del Rosario di Francesco Laganà datato 1638 , dove però l’artista scambiò il 6 con la B come riferisce in uno dei suoi scritti pure Carmelo La Farina, una delle più interessanti figure dei primi decenni del XIX secolo, ed una tela raffigurante Sant’Isidoro che addita l’Eterno e Gesù.

Alla chiesa era annesso il convento di cui oggi rimane poco. L’edificio nel tempo ha difatti subito diverse trasformazioni che nel XIX secolo gli hanno fatto assumere l’attuale aspetto. Oggi è in parte crollato ma anticamente doveva comprendere anche una torre. Si accede al complesso monastico oltrepassando un arco, in corrispondenza della cui chiave di volta risalta lo stemma dell’ordine basiliano, posto a chiusura del muro di cinta con tanto di merlature. Il portale con l’arco è decorato da lesene e capitelli. Nel piccolo cortile interno, oltre alla chiesa abbaziale, si trova un corpo di fabbrica di epoca posteriore, a cui si accede da una lunga scalinata che corre su tutto il prospetto longitudinale. L’edificio sorge sopra un sistema di archi più antico. Dal cortile un secondo arco che funge da elemento di collegamento tra la chiesa e l’edificio a fianco, su cui è ancora visibile un corpo di fabbrica a torre, conduce alla zona retrostante.

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Informazioni aggiuntive

  • Epoca: XI secolo
  • Ubicazione: Mili San Pietro, fraz. di Messina
  • Condizioni: Discrete
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