Castello di Cefalà Diana

Il borgo di Cefalà Diana prende il nome dalla conformazione della rupe che lo sovrasta dove ancora oggi si eleva la torre merlata dell’antico castello. La rupe infatti in greco era denominata Kephalè, ossia testa. Di Cefalà Diana scrisse anche Idrisi, il geografo arabo alla corte del re normanno Ruggero II nel 1154 dandone questa descrizione: «Cefalà è un grazioso paese con un circondario che abbraccia un vasto territorio, ricco di poderi e casali, di acque fluenti, abbondanti stagni e sconfinate distese di terre da seminare».

Il Castello di Cefalà Diana

Le origini del Castello di Cefalà Diana si perdono lontano nel tempo. Il suo impianto risale infatti ai Greci. La struttura attuale è molto più tarda e fu edificata tra la seconda metà del XIII e l’inizio del XIV secolo. Le prime notizie storiche della fortezza si riferiscono ad un assedio. Correva l’anno 1349 quando truppe di Palermo e delle universitates limitrofe asserragliarono il castello di Cefalà Diana per cacciare un gruppo di predoni catalani rifugiati dentro le sue mura.
Nel Medioevo il castello di Cefalà Diana ebbe grande importanza strategica e militare per la sua posizione geografica, che le garantiva un controllo della via di collegamento fra Palermo e il Val di Mazara. All’inizio del Trecento il feudo di Cefalà passò nelle mani dei Chiaramonte che lo mantennero per parecchi anni e il castello, assieme alla fortezza d’Icla sul Pizzo Chiarastella e alla rocca di Sant’Angelo, costituì il perno del sistema di difesa che la nobile famiglia siciliana mise in piedi per controllare i suoi possedimenti, guadagnandosi la fama di “rocca imprendibile”. Nel secolo successivo divenne di proprietà della famiglia degli Abbatellis a cui rimase per un lungo periodo di tempo. Nel XVIII secolo castello di Cefalà Diana appare già in rovina e abitato dai contadini del loco.

Castello Arabo-Normanno di Cefalà Diana

Oggi dell’antica struttura, abbarbicata su una rupe a 657 metri di altitudine, rimangono solo una torre quadrangolare, alta circa venti metri, coronata da merli ghibellini e parte delle mura di cinta. Ma un tempo il castello comprendeva una seconda torre, stalle, magazzini e vari ambienti che si sviluppavano attorno ad una corte centrale dalla particolare forma triangolare. Si accedeva al castello attraverso la torre a sud, che si caratterizzava per la presenza di due porte. Oggi l’accesso avviene da una scalinata a gradoni che immette in una corte centrale attorniata dai locali dove un tempo vi erano stalle e magazzini e gli alloggiamenti per la guarnigione.
La torre mastra del castello di Cefalà Diana si sviluppa su tre livelli dove erano allocati diversi ambienti con copertura a volte a botte. Nel piano terra si trovavano due locali che ospitavano il magazzino ed una grande cisterna e presentava feritoie strombate ed una botola, che lo metteva in comunicazione con il piano nobile. Si accedeva a quest’ultimo livello tramite una scala collocata nella corte centrale e l’unico ambiente qui presente era illuminato tramite monofore strombate. La terrazza in sommità era servita da scale di legno. Un altro vano era presente al secondo piano e riceveva aria e luce da quattro monofore a tutto sesto, una per lato.
Negli anni Sessanta il castello di Cefalà Diana venne alla ribalta poiché, secondo le testimonianze dell’epoca, dalla finestra apparve un’immagine raffigurante la Madonna e diventò meta di pellegrinaggio.

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Informazioni aggiuntive

  • Epoca: XIII – XIV secolo
  • Proprietà: Comune di Cefalà Diana
  • Condizioni: Ruderi
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