Arroccato sulla sommità di uno dei rilievi più alti del borgo medievale, il Castello di Savoca, noto anche come Castello Pentefur, domina con la sua presenza le vallate sottostanti e l’intero paesaggio costiero dello Ionio messinese. Oggi ridotto a ruderi, il castello conserva ancora intatto il suo fascino, legato a secoli di storia, leggende popolari e vicende politiche. La sua posizione strategica non era casuale: permetteva il controllo del territorio e la comunicazione con altri avamposti lungo la costa. Secondo la leggenda, il castello sarebbe stato costruito da cinque ladroni fuggiti da Taormina – i misteriosi “Pentefur” – ma più probabilmente il nome deriva dal greco pente (cinque) e fulè (quartieri), in riferimento ai cinque distretti bizantini su cui era divisa l’antica Savoca. Già in epoca tardo-romana o bizantina doveva esistere su questo colle una fortificazione, poi trasformata e consolidata nei secoli successivi. Il castello è menzionato da Vito Amico alla voce ‘Savoca’ del suo Lexicon topographicum Siculum: «Paese, oggi celebre, ma di recente nome, poiché la prima menzione di esso non occorre avanti il 1413, sebbeno attesta il Pirri essersi formato sotto Ruggiero da varii casali. Siede in un colle bivertice, sopra l’estremo lido dello stretto di Messina, all’Argenno, volgarmente promontorio di s. Alessio, e riguarda libeccio. La fortezza, appellata nel tempo del re Ruggiero Pentafar, siccome attestano, con più di magnificenza ristorata da Leonzio II archimandrita nel 1480, a spese finalmente di Diego Requesens rifatta in maggior circuito e più magnifica forma, occupa la cresta aquilonare».
Storia del Castello di Savoca
La struttura attuale risale al XII secolo, epoca in cui Ruggero II di Sicilia ne ordinò la ricostruzione, trasformandolo in residenza estiva dell’Archimandrita di Messina, signore feudale della Baronia di Savoca. Il castello ospitava la corte archimandritale durante i mesi caldi ed era dotato di una cappella, divenuta poi la Chiesa di San Michele. Nel 1355, Federico IV di Sicilia lo elevò a Castello Regio, ponendolo sotto il controllo diretto della Corona per oltre trent’anni. Dal 1396 cessò di essere Regio e tornò definitivamente sotto il controllo degli Archimandriti. Fu anche sede operativa per la rete difensiva delle Torri costiere della Sicilia, in collegamento con i presidi di Furci Siculo, Santa Teresa di Riva e Roccalumera. Tuttavia, il terremoto del 1693 segnò l’inizio del declino: la struttura fu gravemente danneggiata e progressivamente abbandonata. Un secondo ed un terzo sisma, nel 1783 e nel 1908, ne accelerò la rovina. Per lungo tempo le sue pietre furono riutilizzate dagli abitanti per costruire abitazioni, contribuendo alla sua spoliazione. Oggi il castello è di proprietà della famiglia Nicòtina, che dal 1885 si occupa della sua tutela e ha avviato lavori per consentirne la visita pubblica.
Architettura e resti del Castello Pentefur
Nonostante le ferite del tempo, il Castello di Savoca conserva ancora elementi di rilievo architettonico. Il suo impianto planimetrico è formato da una cinta muraria irregolare e da un mastio quadrangolare a due elevazioni, situato nella parte più alta del colle, su una superficie di circa 350 m². Della struttura originaria rimangono ampi tratti di mura merlate (con merli guelfi), feritoie, vecchie cisterne di ispirazione araba, aperture ad arco e resti pavimentali databili dal VII al XVII secolo. Alcuni ambienti interni, tra cui una probabile cucina medievale, sono stati identificati grazie al ritrovamento di ossa animali e gusci di molluschi. La muratura esterna è composta da pietrame informe, con inserti di materiale di recupero e abbondante malta di calce. Sebbene oggi ridotto a rovine, il Castello Pentefur resta un simbolo identitario di Savoca, balcone di pietra affacciato sul mare e testimone silenzioso di una storia lunga più di mille anni.
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Informazioni aggiuntive
- Epoca: XII secolo
- Ubicazione: Via San Rocco
- Proprietà: Comune di Savoca
- Condizioni: Pochi ruderi