Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina – Santo Stefano Quisquina

Un fitto bosco di latifoglie, leccio, roverella e frassino fa da scenario naturale ad uno dei santuari più incantevoli dell’isola. L’eremo di Santa Rosalia alla Quisquina sorge nel bel mezzo del parco dei Monti Sicani, a mille metri di altitudine, in un paesaggio incantato. Visitato da vescovi, principi e cardinali, la sua storia è legata alla grotta in cui la tradizione vuole sia vissuta la santuzzza prima di trasferirsi sul Monte Pellegrino a Palermo. Rosalia, figlia del Conte de’ Marsi, Signore di queste terre, scelse l’eremitaggio per sottrarsi al matrimonio impostole dal padre e per dodici anni, tra il 1150 e il 1162, visse in assoluta solitudine in questa piccola grotta, dedicandosi alla preghiera e all’ascetismo.

La Grotta e l’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina

L’antro della Quisuina fu trovato per caso il 25 agosto 1624, poche settimane dopo la scoperta dei resti della santa nella grotta di Monte Pellegrino, e sulle sue pareti porta incisa un’epigrafe nella quale Rosalia riferiva di aver scelto quei luoghi come sua dimora: “Ego Rosalia Sinibaldi Quisquinae et Rosarum Domini filia amore D.ni mei Iesu Cristi in hoc antro habitari decrevi”.
Il minuscolo anfratto è scavato nella roccia nei pressi del santuario e al suo interno conserva la statua di santa Rosalia illuminata dalle fiammelle dei ceri portati dai fedeli. Vi si accede camminando carponi per un breve tratto, per poi rimettersi all’impiedi per ammirare in tutto il suo splendore il luogo dove visse la santa.
La grotta di Santa Rosalia diventò ben presto luogo di pellegrinaggio. Per questo motivo la Curia di Agrigento autorizzò la costruzione di una piccola cappella dove accogliere i fedeli che cominciarono a giungere da ogni parte del territorio. Qualche anno dopo, un ricco mercante genovese, venuto a conoscenza della storia della santuzza e della grotta, decise di investire il suo denaro nella costruzione di un eremo che, oltre alle cellette, comprendeva una chiesa, una cucina ed una stalla e si trasferì lì con tre suoi compagni, dando vita ad una congregazione di frati devoti a Santa Rosalia. Gaetano Ventimiglia, Signore del luogo, si occupò di ampliare ed arricchire la l’eremo di Santa Rosalia alla Quisquina realizzandovi una stanza per sé, nella quale riposare durante le visite al santuario, un frantoio, che ancora oggi conserva l’antica macina che veniva fatta girare per macinare il grano e la vasca in cui veniva pestata l’uva, la dispensa, il refettorio, le latrine e la legnaia.

Il Santuario di Santa Rosalia di Santo Stefano Quisquina

Il Santuario di Santa Rosalia alla Quisquina è in stile barocco. Al suo interno si possono ammirare affreschi, tele e arredi sacri di notevole pregio, tra cui una statua, opera dello scultore Filippo Pennino del 1775, raffigurante la Santa nell’atto di incidere l’epigrafe ed un intarsio del Settecento realizzato con pezzetti di marmo dai fratelli Musca. Una botola posta di fronte all’altare centrale conduce alla cripta dove un tempo venivano portati i corpi dei frati per essere mummificati e riposti nelle nicchie scavate nelle pareti. Si racconta che, quando queste erano piene, i corpi peggio ridotti venivano gettati nell’ossario per far posto ai nuovi arrivati, e il loro teschio veniva messo in vista.
L’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina è tuttora meta di pellegrinaggi, soprattutto nei giorni in prossimità della festa di Santa Rosalia. Da visitare è il Museo etno-antropologico della civiltà contadina che è stato allestito all’interno di quella che un tempo era la legnaia. Nel museo sono esposti aratri, strumenti di misura, utensili vari e oggetti di antichi mestieri e della vita quotidiana che consentiranno ai visitatori di fare un tuffo nel passato, nelle abitudini e consuetudini dei frati.

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