Conosciuto anche come Castellaccio o Castellazzo, il Castello di Sabuci si trova poco distante dal centro abitato di Delia, arroccato su una collina rocciosa caratterizzata da affioramenti calcarei che rendono il paesaggio suggestivo e unico. Per secoli ha rappresentato un punto strategico, essendo l’ultimo baluardo di difesa del territorio lungo l’asse viario che collegava Catania ad Agrigento. La sua posizione dominante sulla valle del fiume Gibbesi lo rese un presidio militare di primaria importanza, teatro di episodi storici cruciali, tra cui le vicende dei Vespri Siciliani e i tragici fatti di sangue del giugno 1300. Oggi il Castellazzo, pur ridotto a rudere, conserva un fascino straordinario che racconta storie di dominazioni, battaglie e civiltà che si sono succedute nel cuore della Sicilia.
La storia del Castello di Sabuci
Le origini del Castello di Sabuci affondano nell’epoca bizantina, quando probabilmente esisteva una prima roccaforte poi conquistata dagli Arabi durante la loro avanzata nell’isola nell’827. Lo storico arabo An Nuwayru ricorda come gli eserciti musulmani, dirigendosi verso Mineo, espugnassero varie fortificazioni lungo il percorso, tra cui probabilmente anche la rocca di Delia. Sotto la dominazione araba, il castello venne fortificato e attorno ad esso nacque il casale di Sabuci, che divenne prospero e popoloso, come descritto da Al Idrisi nel suo celebre “Libro di Ruggero”. Il toponimo stesso deriverebbe dall’arabo “As Sabuqac”, cioè olivo selvatico, per la presenza di numerose piante nella zona. Con l’arrivo dei Normanni, il castello passò sotto il loro controllo e fu ampliato, diventando proprietà demaniale fino al 1200, quando fu concesso alla Chiesa di Palermo. Nel corso del XIII e XIV secolo entrò nelle vicende dinastiche aragonesi e normanno-sveve, passando ai Lancia e poi ai Moncada. Nel 1362, durante le guerre civili, re Federico il Semplice ordinò la distruzione del castello per evitare che diventasse rifugio di ribelli. Successivamente, nel 1436, Guglielmo Raimondo Moncada ottenne la licenza per ricostruirlo, avviando la fase di massimo splendore del maniero. Tuttavia, dalla fine del XVI secolo il Castello di Sabuci cadde progressivamente in abbandono, fino a ridursi a rudere. Nel 1878 venne inserito tra i monumenti del Regno e sottoposto a un primo restauro. Gli scavi archeologici del Novecento e degli anni Ottanta hanno riportato alla luce reperti che documentano una lunga continuità insediativa, dalla preistoria all’età medievale, confermando l’importanza strategica e storica di questo sito.
L’architettura del Castellazzo di Delia
Dal punto di vista architettonico, il Castello di Sabuci conserva ancora oggi resti che testimoniano la sua imponenza originaria. La struttura si articolava su quattro livelli, adattati al pendio naturale della collina. L’ingresso, situato sul lato orientale, era coperto da una volta a botte archiacuta. Al piano superiore si apriva un ambiente con cinque feritoie, due a occidente e tre a oriente, con copertura a sesto acuto. Il quarto livello presentava un camminamento merlato e una struttura absidata che probabilmente fungeva da cappella signorile. A nord si trovavano i resti di una torre con quattro finestre che dominavano la valle, probabilmente destinate agli alloggi del castellano. Nel piazzale d’armi, posto a occidente, erano visibili ambienti abitativi e spazi di servizio, mentre numerose cisterne e pozzi garantivano riserve idriche e alimentari. L’impianto del Castellazzo era quindi concepito più come avamposto militare e centro di stoccaggio per truppe e risorse che come residenza stabile. Oggi restano porzioni di mura merlate, volte ogivali, finestre parzialmente conservate e ambienti sotterranei, che evocano la potenza del maniero medievale. Accanto alla sua storia scritta, il castello vive anche nelle leggende popolari: la tradizione deliana parla infatti di un tesoro nascosto, custodito da un “rignanti saracinu” nei sotterranei del Castellazzo, memoria delle dominazioni arabe e delle paure legate alle invasioni.
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Informazioni aggiuntive
- Epoca: XI secolo
- Ubicazione: Contrada Castello
- Condizioni: Discrete